Diversi.
Lo sapevo fin dall’inizio, ma avevo scelto di ignorare tutti i segnali, gli avvisi che mi stavi lanciando.
Tu neanche lo sapevi che ti stavo studiando e, inconsapevole, ti sei lasciato conoscere, mi hai aperto i cassetti colmi del tuo passato e quelli vuoti del tuo armadio. Avrei dovuto fermarmi lì, prima che la mia vita prendesse la forma degli spazi che mi donavi, prima che i giorni si allineassero con il loro carico di colazioni silenziose, telefonate a metà pomeriggio, post-it sul frigorifero. Invece ci siamo buttati nel noi, incuranti di qualsiasi ‘prima’, degli spigoli che avevamo e che talvolta sono diventati ostacoli del quotidiano.
Ti parlo e le parole che scelgo con cura cambiano forma non appena le pronuncio e ti colpiscono anziché sfiorarti. Mi parli e ciò che sento è quello che penso anch’io ma detto in un modo che non capisco più.
Ma ho bisogno di queste parole, ho bisogno delle conferme che quest’amore mi dà momento dopo momento attraverso i nostri scambi enigmatici. Voglio trovare i miei maglioni stropicciati in fondo a un armadio e arrabbiarmi e sorridere per questo. Voglio continuare a parlare, discutere, litigare perché ormai non posso più fare altrimenti e perché questo continuo scontro è l’essenza di ciò che siamo. Ed io la amo.
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Oggi ho voluto giocare un po’ con le parole e la musica…
Avete mai sentito “Let’s call the whole thing off”? Le voci di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong che duettano al suono di “potato/potahto, tomato/tomahto” mi hanno sempre divertita eppure me ne sfuggiva il senso fino in fondo.
Due persone - due amanti forse - che dicono la stessa cosa ma in maniera diversa. Solo un problema di pronunce? Forse sì. Ma se dietro ci fosse la storia di due persone che si incontrano, si innamorano, si allontanano e sembrano non parlare più la stessa lingua? In questo caso “Let’s call the whole thing off” sarebbe la perfetta colonna sonora, soprattutto perché finisce bene! Alla fine infatti, nonostante le apparenti diversità, Ella e Louis cantano di due persone che non riescono ad allontanarsi.
È a questi due ipotetici innamorati che ho pensato mentre scrivevo il post di oggi (no, niente di personale solo che a volte mi viene voglia di scrivere proprio per il piacere di farlo :-) ed è sempre a loro che dedico le pommes Dauphine. Le famose patate della canzone unite alla pâte à choux sono una tentazione: croccanti fuori e morbide dentro, dalla texture più leggera delle solite crocchette. Sono un classico della cucina francese (prendono il nome dalla Dauphine, ossia la moglie del Delfino, erede al trono di Francia) e sono così buone da mettere d’accordo tutti, comunque le si voglia chiamare ;-)
Pommes Dauphine
Ingredienti
- 500 gr patate
- olio d'arachidi per friggere
- 250 ml acqua
- 130 gr farina
- 30 gr burro
- 3 uova
- sale, pepe
- noce moscata
Mentre le patate cuociono preparare la pâté à choux: unire in un tegame l'acqua, il burro, un pizzico di sale e pepe, una spolverata di noce moscata. Far scaldare a fuoco basso e quando il burro sarà fuso versare la farina, far tostare bene il composto che dovrà risultare asciutto senza bruciare.
Togliere dal fuoco e aggiungere, una alla volta, le uova mescolando bene fino a quando il composto sarà omogeneo. Unire le patate schiacciate alla pâté à choux e trasferire il tutto in una sac à poche con beccuccio tondo da 20 mm di diametro. Scaldare l'olio in una pentola profonda e formare le crocchette spremendo la sac à poche direttamente sopra la pentola, tagliando delle crocchette lunghe circa 3 mm. Cuocere le pommes Dauphine un paio di minuti, farle asciugare su un foglio di carta assorbente, salarle e mangiarle calde.
bellissimo post, hai toccato tante corde e navigato su e giu' tra cibo e amore come un'ammiraglia espertissima :-)
RispondiEliminacara Valentina, il bello di avere un blog è poterlo usare per coltivare le proprie passioni. oggi mi sono fatta un regalo e ho dato la "libera uscita" alla mia voglia di scrivere. sono felice di leggere il tuo commento, davvero.
Eliminaa presto
Poesia...
RispondiEliminagrazie!
EliminaUna ricetta deliziosa per un bellissimo post, in bocca al lupo per il contest!
RispondiEliminaCrepi! :)
EliminaNon conosco la canzone, ma adesso sono curiosa di ascoltarla. E curiosa anche di queste palline(difficile scriverne il nome :) )
RispondiEliminaUn caro saluto
Mopo
Io mi ricordo di un vecchio cd (forse era un disco...) di mio padre con le canzoni di Louis Armstrong, forse è stata quella la prima volta che l'ho sentita. Da allora mi ha sempre divertita e catturata per il suo ritmo, per la bellezza delle due voci e anche per i giochi di parole :-)
EliminaGrazie infinite. Canzone e ricetta incantevoli :)
RispondiEliminaIncantata...
RispondiEliminaMi permetto solo una piccola nota a chi legge...
RispondiEliminaLe Pommes Dauphine devono avere la forma di un turacciolo - bouchon in francese - perciò devono essere tagliate ogni 3/4 cm all'uscita dell'impasto dalla poche, (come quelle fatte dalla FdC che sono perfette).
wowww ma che post meraviglioso... come hai scritto bene... e la ricetta è favolosa!!!!!! Dei deliziosi bocconcini, croccanti fuori e morbidi dentro.... da svenire... Baci
RispondiEliminaHai vinto!! http://questosoffrittoviola.it/?p=1165
RispondiEliminagrazie mille :-)
EliminaChe post delizioso!! E che voglia di pommes dauphine!!
RispondiEliminaComplimenti!!! :)
interessantissima questa ricetta.. molto sfiziose, ma hai mai provato a farle al forno? perchè a casa mia purtroppo hanno abolito il fritto!!! le proverò prima o poi!!
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