Chissà cosa ne penserebbe “lui” se sapesse di essere finito su una semplice fetta di pane. Certo, a fargli compagnia c’è del formaggio, una verdurina tonda e pizzicorina, un filo d’olio quello buono, una macinata di pepe (ma non troppo che altrimenti potrebbe irritarsi). “Lui” è abituato a ben altri rituali, in certi casi riceve addirittura dei titoli onorifici…
C’è chi gli riserva un lento e accurato trattamento degno di una spa: toelettatura, lavaggio, massaggi e riposo sono solo alcuni dei momenti imprescindibili di una lavorazione che rispetta le “sue” esigenze e mira a renderlo perfettamente sapido, asciutto ma non secco, morbido e profumato. E quando arriva il giusto momento, una Corona ne suggella la perfezione e – in cuor suo – “lui” è contento di portarla.
C’è anche chi lo giudica, con rigore e solennità. C’è un “Eccellente Arcisodalizio per la ricerca del Culatello Supremo” (con un nome che a sentirlo non ci si crede) che ogni anno valuta, assaggia, seleziona. Lo fa cercando di recuperare e mantenere viva la cultura e la tradizione gastronomica di un territorio, allora “lui” accetta gli sguardi indagatori, le valutazioni senza filtri e corre il rischio di diventare “Culatello supremo” o “Gran Culatello”.
Forse, quindi, il maiale è abituato a vivere in un mondo di contrasti: venerato e preso in giro per il suo goffo aspetto, ricoperto di fango e contestualmente bene così prezioso da essere dichiarato non pignorabile. Mi perdonerà se per gustarne a pieno la bontà l’ho accostato a elementi semplici? Io sono convinta di sì.
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Sono stata recentemente nel parmense, scoprendo un mondo che non immaginavo e quanto siano affascinanti e ricche di storia la vita e la morte del maiale. Volete farvene un’idea? Provate a leggere “Il maiale e altre storie” o il “Testamento porcelli”, surreali spaccati di una realtà molto più vicina di quanto noi cittadini possiamo immaginare. E poi fate un giro da Parma & co – una tipica salumeria parmigiana nel cuore di Milano dove trovare tutto ma proprio tutto (sì, anche lo gnocco fritto e il 'porcello tonnato', rivisitazione del più famoso vitello in chiave suina!). Se avete più tempo, ovunque voi siate, salite in auto e andate a scoprire cosa si nasconde tra le colline parmensi, io vi lascio tutti i link quindi non avete scuse! Ovviamente vi lascio anche la ricetta della mia tartina, semplice ma "suprema" perché preparata proprio con il Culatello Supremo 2011.
Ingredienti per 4 tartine
- 4 fette pane rustico di grano duro
- 100 gr Culatello di Zibello
- 100 gr robiola
- 6 ravanelli
- olio extravergine d0oliva
- sale, pepe nero
Link utili
- Parma & co
- La Corte dei neri (se volete vedere i tenerissimi maialini che ho fotografato :-)
- Salumificio Vescovi Renato (per il prosciutto crudo di Parma e per le chiacchiere con il signor Renato!)
- Branchi Prosciutti (per il cotto '60, decretato miglior cotto italiano dal Gambero Rosso...e da minichef!)
- Salumificio Lucedio Bocchi (per il culatello "supremo")
- Caseificio Valserena (per il parmigiano reggiano di sola bruna)
- Azienda Agricola Palazzo (per Barbera, Lambrusco e Malvasia...mica si può solo mangiare, serve anche qualcosa da bere insieme)
caspita, è quasi l'una di notte, ma con un bel bicchiere di bianco fresco, magari un Ampelusia, quelle due tartine le farei mie!! devono essere davvero "Supreme!!" :D
RispondiEliminal'accostamento con un buon vino non può che esaltare ancora di più la bontà del Culatello...a tutte le ore!
EliminaBellissimo viaggio nel parmense. Lo metto nel mio elenco dei "to do".
RispondiEliminaE poi tartina suprema, blogger suprema! :-P
davvero una tartina suprema!! ottima!!
RispondiEliminaQuella tartina sembra veramente deliziosa!
RispondiEliminaInteresting post!!!
RispondiEliminaLove your tartines!!!!