Dopo un anno di vita a Parigi avevo quasi dimenticato, ormai assuefatta alle usanze locali, che la lettura del menù di un ristorante può essere un'esperienza decisiva per l'integrazione di un individuo.
E non sto parlando dei tanti ristoranti cinesi dove il menù può incutere timore per la sua imponenza ma è concettualmente semplice: centinaia di pietanze sapientemente ordinate per categorie alimentari (Vuoi mangiare del pollo? Allora puoi ignorare tutto ciò che cervelli superiori hanno classificato alle voci pesce, gamberi, maiale, riso ecc e concentrarti sulle 20/30 proposte elaborate per dare degna cottura al pennuto). Mi riferisco piuttosto a quei piccoli ristoranti tanto charmant in cui può capitare di rifugiarsi tentando di fuggire i bistrot turistici che, presenti come funghi per la città, hanno un menù standard spesso corredato da foto a colori del croque monsieur o della salade niçoise.
Mi dispiace però, a Parigi così come in Italia, perdere il gusto dell'attesa ossia la possibilità di immaginare il piatto prima di vederlo e di assaporarne il primo boccone. Ben venga la chiarezza ma non a discapito dell'immaginazione del cliente!
Alle nuove tendenze bisogna tuttavia adeguarsi, ho provato quindi a riformulare un menù con dei classici della cucina italiana.
Sapreste dirmi cosa si mangia oggi? ;-)
Antipasto
Misto di crudites dell'orto accompagnate da salsa calda alle acciughe profumata all'aglio
Primo
Penne trafilate al bronzo con coulisse di San Marzano Dop al basilico, dadolata di melanzane dorate, scaglie di ricotta salata
Secondo
Straccetti di vitello al prosciutto aromatizzati alla salvia
Cake meringato alla vaniglia con scorzette d'arancia biologica candita e mandorle di Avola.
Che voglia di andare insieme in un ristorante parigino dove potrebbero servirci delle improbabili penne alla Norma ( perché di questo trattasi) ed altre prelibatezze di chiara ispirazione italiana! E chissà che non possiate essere voi i ristoratori che offrono questo e ben altri e più sofisticsti menù? Baci
RispondiEliminaBenissimo, il 'mistero' del primo è stato subito risolto!
RispondiEliminaSi trattava di una, non tanto mascherata, Pasta alla Norma, uno degli emblemi della cucina siciliana.
Ma adesso chi indovinerà gli altri piatti (famosissimi) celati dietro queste pompose descrizioni?!?!
Buona caccia :-)
Direi
RispondiEliminaBagna Caoda
Pasta alla Norma
Saltimbocca alla romana
Cassata.
Certo per par condicio avresti dovuto mettere come dolce: pane dolce a lievitazione naturale con uve di corinto igp passita, scorza di arancie tarocco di Ribera igp e scorza di limone di sorrento igp.
Complimenti!!!
RispondiEliminaTre su quattro sono giusti, ma sul dolce non ci siamo...
Ribatto allora con la moda dilagante degli chef italiani di qualsiasi rango di sopravvalutare le loro proposte usando termini al limite della lingua italiana.
RispondiEliminaMicroscopiche fette di ananas o di polpo, diventano un carpaccio, che rendono contente le tasche del ristoratore e un po' meno il nostro stomaco.
Oppure qualsiasi cosa saltata in padella (prassi più o meno propedeutica in un ristorante) diventa "Padellata di...." quasi fosse una cosa esclusiva e ricercata.
Ps. la bagna caoda mi é stata suggerita dalla Gabry.
Forse il biancomangiare?
RispondiEliminaNon lo avevo considerato perchè di solito annovero tra i biancomangiare la ricetta salata di pollo rinascimentale oppure la versione da ristorazione classica di solo latte di mandorle.
Ottime osservazioni, del resto il problema è a mio avviso proprio questo: nomi altisonanti che non sempre sono necessari.
RispondiEliminaps: non si tratta di biancomangiare
Forse la colomba, ma non lo definirei meringato.
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