Ci sono cose che crediamo di dimenticare, sepolte tra le memorie di giorni offuscati. In realtà sonnecchiano da qualche parte del nostro cervello, incapaci di andare al ritmo di oggi. È un po’ come se all’improvviso i primi modem – col loro fischiettare incerto e le pernacchie rumorose – venissero catapultati in questo tempo di connessioni senza fili e banda larga.
Queste cose perdute, questi ricordi, non scompaiono o si cancellano, entrano solo in stand by fino a quando qualcosa o qualcuno ce le ripropone.
C’è ad esempio il trasloco dei genitori che ti costringe ad analizzare anni di adolescenza, fatti di foto imbarazzanti e pantaloni dai colori fluorescenti, per selezionare cosa tenere e cosa lasciar andare. Inutile dire che anche sotto la minaccia paterna di buttare tutto, ad alcuni oggetti non riesci a rinunciare: le gommine a forma di merendina, gli scubidù, le lettere di tua cugina, i menù dei pranzi di famiglia.
Quei menù… se potessero parlare racconterebbero di un nonno che prima tagliava il formaggio a cubetti con precisione da ingegnere mancato e l’attimo dopo si dedicava con i nipoti a disegnare fiori e arabeschi per abbellire i cartoncini dei menù, descriverebbero l’allegra baraonda che dalla mattina invadeva la casa dei nonni e non scemava che nel tardo pomeriggio, quando i grandi riposavano sul divano e i piccoli inventavano recite e giochi.
Ma soprattutto, quei menù riporterebbero in vita certi piatti non più in voga che però fanno parte della vita di tutti e che credo non siano mai scomparsi dalle tavole familiari. Forse si sono un po’ nascosti e da qualche parte c’è qualcuno che a modo suo li prepara, regalando momenti di puro godimento ai propri commensali.
Perché è inutile negarlo, che tu sia un avido frequentatore di ristoranti modaioli, un instancabile sperimentatore di cucine esotiche o semplicemente un rigoroso seguace di un regime alimentare controllato, alcuni piatti vintage sono adorabili, senza neanche chiedersene il motivo.
I cocktail di gamberi baroccamente colorati da salsa rosa, gli sformati di pasta all’uovo in croste dorate o i salami di cioccolato marmorei rappresentano il legame con il nostro io bambino e giocoso. Per me sono la personificazione degli anni Ottanta, anche se le radici di questi capolavori culinari sono forse da ricercare ben più indietro.
E le uova ripiene? Ah le uova… colme e traboccanti di salsa al tonno, comparivano in ogni buffet familiare solennemente servite su una foglia d’indivia belga e decorate con un ulteriore ricciolo di maionese (sì, ricciolo da tubetto).
Ritrovarle qualche giorno fa sulla tavola di un agriturismo toscano mi ha catapultata indietro nel tempo, ha riaperto quell’angolo di ricordi sonnacchiosi che appartengono a una cucina ricca e noncurante delle calorie, ancorata a capisaldi intoccabili.
Quest’anno per Pasqua ho proprio voglia di portare in tavola il colore e l’allegria delle uova ripiene, la spensierata opulenza di una ricetta tutta da interpretare dato che per farcire le uova dei miei banchetti d’infanzia si mescolava un po’ quel che c’era senza rincorrere dosi precise.
Auguro a tutti voi di trascorrere una buona Pasqua, aggiungendo al pranzo di famiglia un tocco vintage!
La ricetta che vi propongo è un mix di quella di famiglia e di quella che ho preparato la scorsa settimana con la signora Ester durante il Ford tour in Toscana. A me piacciono piuttosto saporite, se le preferite più delicate diminuite le acciughe e regolate a piacere capperi e prezzemolo. E se avete aggiunte o ricette diverse per questa delizia, scrivetemi!
Uova ripiene
Ingredienti per 4 persone
- 4 uova sode
- 30 gr tonno sott'olio
- 2 acciughe sott'olio
- 1 cucchiaino capperi sott'aceto
- 1 cucchiaio colmo di maionese (circa 30-40 gr)
- 1/2 spicchio d'aglio
- 1 ciuffetto prezzemolo
- sale, pepe nero
- salsa verde (opzionale)
Sgusciare le uova e tagliarle a metà per il lungo. Svuotarle con l'aiuto di un cucchiaino, raccogliere tutti i tuorli sodi in una ciotola e sbriciolarli con una forchetta.
Tritare insieme con la mezzaluna o con un coltello ben affilato le acciughe, i capperi, l'aglio (privato del germe interno) e il prezzemolo. Unire il trito ottenuto ai tuorli, mescolare e aggiungere il tonno sbriciolato grossolanamente, la maionese e regolare di sale e pepe. Amalgamare bene tutti gli ingredienti, aggiungendo se necessario un po' di maionese (io di solito la incorporo gradualmente, in modo da regolarmi meglio).
Riempire le uova con la crema di tonno e servire accompagnando, a piacere, con la salsa verde.
Noi a casa per pasqua le facciamo ancora le uova ripiene, ma invece di usare la maionese usiamo la senape à l'ancienne. Sono buonissimi!!!
RispondiEliminal'idea della senape mi sembra buona, prossimo giro di uova la sperimento. grazie!
Eliminahai perfettamente ragione: cerchiamo di nasconderlo, ma tutti noi foodies in segreto amiamo e abbiamo nostalgia delle uova ripiene!! A casa mia a Pasqua non possono mancare, non vedo l'ora che sia Domenica! Buona Pasqua!
RispondiEliminacara Carlotta, spero che la tua Pasqua sia stata ricca di uova (e altre delizie).
EliminaIo di queste preparazioni un po' nostalgiche non riesco a fare a meno :)
Belle, ordinate, perfette queste uova.. Buona Pasqua anche a te!!!
RispondiEliminaSe ti va passa a vedere la mia colomba..
Not Only Sugar
Perfette... non esageriamo!!! ;-)
EliminaAnche perché il bello delle uova è proprio il ripieno che un po' fuoriesce, le dita che si sporcano per riempirle e l'equilibrio (precario) con cui stanno sul piatto.
grazie per gli auguri che ricambio con piacere!
caspita......hai fatto riaffiorare ricordi perduti. Ti ricordi le recite che facevamo all'ingresso contringendo gli adulti a gurdarci dalla porta del corridoio dopo aver rigorosamente pagato il biglietto? E i travestimenti con gli abiti della prima comunione della zia e di tua mamma....con identica differenza d'età tra noi e loro. E ovviamente i fratelli obbligati a recitare che non ne volevano proprio sapere.....e poi le lettere.....quante ne ho conservate pure io......compreso un biglietto in cui una di noi scrive all'altre che non c'è bisogno di piangere per la tua partenza perchè tanto poi ci si rivede. C'è solo una nota di tristezza......perchè questa atmosfera è persa....per sempre.....ma rimane un gran bel ricordo. Firmato: la cugina delle lettere...per altro l'unica!
RispondiEliminaero sicura di non essere la sola a ricordare certi momenti passati in famiglia. è vero che quell'atmosfera è ormai passata ma sono certa che nelle nostre piccole (ma stupende) famiglie riusciremo a vivere nuovi momenti indimenticabili, soprattutto grazie alle nuove generazioni ;-)
Eliminaciao cugina delle lettere!
Quest'anno, per esplicita richiesta degli ospiti, pranzo di Pasqua all'insegna della tradizione familiare, dalla torta salata con i carciofi alla pasta all'uovo fino alla colomba senza altri arricchimenti oltre al pezzetto di uovo di cioccolata che da sempre la accompagna ....
RispondiEliminaE, in fondo, non sono proprio i piatti della tradizione di famiglia quelli che, nei momenti difficili, danno consolazione?
Claudette
ciao Claudette,
Eliminasono d'accordo con i tuoi ospit, viva i piatti della tradizione familiare!
Com'è andato il tuo pranzo? Io sono molto contenta di aver staccato la spina per qualche giorno con la mia famiglia. Unica nota dolente: abbiamo già finito tutte le uova di cioccolato!!!